Sui media mainstream è stato scritto ancora poco del gioco funzionale di matrice sudamericana. Eppure è quello il modello che sta seguendo da tempo e con ottimi risultati il Real Madrid di Carlo Ancelotti. Non a caso, dopo la disastrosa campagna mondiale in Qatar, la CBF (Confederação Brasileira de Futebol) ha deciso di affidare le chiavi della Seleção proprio al tecnico italiano.
Nel frattempo, a tenere calda la panchina della nazionale verdeoro è arrivato il tecnico del Fluminense, quel Fernando Diniz che è uno degli alfieri (se non l’alfiere numero uno) del vecchio/nuovo modello di calcio funzionale.
In attesa dunque dell’arrivo di Ancelotti, Diniz si disimpegna nel doppio incarico di commissario tecnico della nazionale e di allenatore di club, ottenendo grandi risultanti. Grazie infatti alle reti di John Kennedy e Germán Cano nella partita di ritorno, il Tricolor ha centrato la qualificazione alla finale di Copa Libertadores per la seconda volta nella sua storia dopo quella del 2008 (persa contro gli ecuadoriani dell’LDU di Quito).
Finale che fra l’altro gli uomini di Diniz avranno la possibilità di giocare in casa, al Maracanã di Rjo de Janeiro l’11 novembre prossimo. Un risultato importantissimo per il Flu, ottenuto ai danni dell’Internacional di Porto Alegre in un derby tutto brasiliano. Un successo centrato grazie a giocatori come l’ex madridista Marcelo o come il già citato Kennedy, ventunenne promessa del calcio brasiliano.
Ma i meriti vanno ovviamente ascritti anche al lavoro svolto da Diniz, sempre fedele alla propria idea di calcio di matrice prettamente brasiliana se si eccettua una virata verso un approccio più posizionale, volto al controllo dello spazio, nella sfida contro l’Olimpia Asunción.
Dopo la gara di andata (finita 2-2), Eduardo Coudet, tecnico argentino del Colorado, ha deciso di affrontare la gara di ritorno al Beira-Rio di Porto Alegre (in casa dell’Internacional) andando a pressare la formazione di Diniz, nonostante le difficoltà che questo atteggiamento può comportare contro una squadra che accumula tanti giocatori in zona palla.

Partito con Kennedy in panchina, con Diniz che inizialmente gli preferiva il centrocampista Alexsander (per rinforzare la linea mediana), il Fluminense non aveva modo di trovare la profondità, finendo ingabbiato dal pressing avversario. Il vantaggio trovato dai padroni di casa dopo nove minuti, grazie al colpo di testa del difensore argentino Gabriel Mercado (su azione da calcio d’angolo e complice anche una uscita a dir poco sgangherata da parte di Fábio, portiere del Flu) metteva subito in salita la strada per l’undici ospite.

La squadra di Diniz dominava dal punto di vista del possesso, ma finiva per creare poche occasioni (alla fine il dato degli expected goals prodotti sarà di appena 0.22).
Nella ripresa Diniz provava a cambiare l’andamento della gara operando una serie di sostituzioni che lo vedevano far uscire dal campo Felipe Melo, Aleksander e Ganso per inserire Kennedy, Martinelli e Lima.
I cambi non davano gli effetti desiderati e così il tecnico del Flu, nel finale, provava il tutto per tutto mandando dentro un attaccante (Yony González) per un terzino (Guga).
L’Internacional era sempre più basso anche se il Fluminense faticava a creare occasioni. Questo fino a quando, a dieci minuti dal termine, una costruzione del Flu, condita da una classica escadinha, metteva Kennedy in condizione di battere Sergio Rochet, numero uno uruguaiano dell’Internacional.
Cinque minuti dopo il Flu mandava a vuoto un altro tentativo di pressione alta della squadra di Porto Alegre, riuscendo ad armare Germán Cano. Precedentemente autore dell’assist per la rete di Kennedy, stavolta toccava all’attaccante argentino ricevere assistenza dal brasiliano, andando a segnare la rete della vittoria per i suoi.
Una vittoria sofferta, sudata, al termine di una partita che non è stata la migliore disputata dal Fluminense di Fernando Diniz, ma che alla fine premia una delle compagini migliori di questo 2023 e consente al club di Rjo de Janeiro di arrivare all’atto conclusivo del massimo trofeo sudamericano per club, con la speranza di vincere quel trofeo soltanto sfiorato anni prima.

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