Pulisic è sbarcato a Milano

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Christian Pulisic è dunque un nuovo giocatore del Milan. Per i rossoneri si tratta del secondo acquisto che, in questa estate, lascia il Chelsea per approdare a Milanello. L’arrivo dell’americano fa infatti seguito a quello di Ruben Loftus-Cheek, anch’egli proveniente da Stamford Bridge. 

Fino a qualche anno fa Christian Pulisic era considerato non soltanto la next big thing del calcio americano, ma anche colui il quale avrebbe portato il soccer a livelli di fama mondiale. Non a caso c’è chi lo definiva il LeBron James del calcio.

In realtà l’evoluzione di Pulisic non è arrivata fino a questo punto e le aspettative si sono un po’ abbassate dal livello altissimo a cui erano giunte quando il ragazzo, allora sedicenne, si traferì da Hershey, Pa., al Borussia Dortmund o da quando esordì con lo USMNT nel 2017.

Le prestazioni di quel periodo avevano infatti generato un hype talmente grande che, nel gennaio del 2019, il Chelsea arrivò a pagare un totale di £57.6 milioni per il suo cartellino, rendendo lo statunitense il calciatore nordamericano più costoso di sempre. I media statunitensi si erano così convinti di avere finalmente in mano un giocatore di status mondiale. Invece Pulisic ha fatto fatica anche solo a raggiungere il livello di  Clint Dempsey e Landon Donovan, probabilmente i due giocatori più forti di sempre nella storia del calcio USA.

Alla fine, la sua stessa carriera al Chelsea è andata tutt’altro che in crescendo: Pulisic è infatti passato dall’essere stato un elemento chiave nella vittoriosa campagna Champions dei Blues nel 2021 al finire nel dimenticatoio nell’ultimo anno e mezzo, per arrivare poi a ritrovarsi fuori dal progetto tecnico del nuovo Chelsea che Mauricio Pochettino sta assemblando. Un progetto che ha già fatto a meno, oltre che di Pulisic e Loftus-Cheek, anche dei vari Kai Havertz, Mason Mount, Mateo Kovacic, Kalidou Koulibaly, Édouard Mendy, Loftus-Cheek, César Azpilicueta e N’Golo Kanté.

Tutto questo è anche il risultato di problemi avuti da Pulisic con i vari tecnici succedutisi sulla panchina del club londinese. Voluto da Maurizio Sarri, quando Pulisic arrivò a Cobham nell’estate 2019 non trovò più l’italiano ad attenderlo. Sia con Frank Lampard che con Thomas Tuchel e Graham Potter, Pulisic ha faticato ad imporsi, venendo al più considerato come un elemento buono per uscire dalla panchina a partita in corso.

A livello tecnico e tattico, con Pulisic parliamo di un giocatore che dà il meglio di se stesso quando può agire in campo aperto. Il Mondiale in Qatar dello scorso dicembre lo ha confermato.

Infatti, nonostante la nazionale a stelle e strisce avesse iniziato il suo nuovo ciclo tecnico nel 2018 con un Gregg Berhalter che voleva dare una identità offensiva alla squadra, alla fine gli americani si sono confermati a loro agio giocando di rimessa.

All’interno dell’organizzazione costruita dall’ex difensore, Pulisic andava a sdoppiarsi svolgendo funzioni da attaccante in fase di possesso e da centrocampista in quella di non possesso. Infatti, quando gli Stati Uniti erano costretti a difendersi, Pulisic finiva a fare il quarto di un centrocampo completato da Tyler Adams, Weston McKennie e Yunus Musah.

Come potrebbe adattarsi nel Milan il giocatore di origine croata? Essendo ambidestro, il ragazzo può occupare tutti i posti sulla linea di trequarti nel 4-2-3-1, potendo al limite essere impiegato anche come falso nueve.

In questo momento, con il ritorno di Brahim Díaz al Real Madrid ed il mancato inserimento di De Ketelaere, nella formazione titolare gli unici slot riempiti in attacco sono quello di sinistra con Rafa Leão e quello centrale con Olivier Giroud. Di conseguenza Pulisic può idealmente andare ad occupare le due posizioni vacanti da no.10 o da esterno di destra.

Le sue funzioni primarie sono quelle di uno one to one explorer, vale a dire di un elemento appartenente per caratteristiche al cluster di Soccerment che raggruppa giocatori offensivi che contribuiscono a creare occasioni da gol non tanto tramite passaggi quanto piuttosto attraverso dribbling e situazioni di uno-contro-uno.  Non a caso proprio il dribbling è una delle armi migliori a disposizione di Pulisic.

Da quanto detto si evince come Pulisic dovrebbe sulla carta aiutare ad aggiungere ulteriore verticalità ad un Milan di Pioli che cerca di andare in profondità quanto prima. Resta da vedere il contributo che lo statunitense sarà in grado di offrire quando invece i rossoneri saranno chiamati a giocare partite nelle quali saranno loro richieste più lunghe fasi di attacco posizionale. Proprio in queste circostanze il Milan ha faticato nel campionato appena concluso. 

Un dribbling con attacco verticale di Pulisic, con fallo conquistato, nel montaggio VideoMatch di Sics.

In questo senso saranno importanti anche le capacità associative di Pulisic. Proprio su quest’ultimo punto verte l’ultimo aspetto delle domande da porsi relative a come il ragazzo della Pennsylvania possa andare ad inserirsi in una Milan profondamente rinnovato (soprattutto a centrocampo). Per la precisione, la domanda chiave è come il neoacquisto rossonero riuscità a connettersi con Leão.

Sarebbe interessante vedere un Milan meno posizionale e più relazionale in possesso, con l’americano a convergere sul lato sinistro del campo per creare un’associazione col portoghese. Indipendentemente da questa speranza, il legame tecnico che potrebbe costituirsi fra i due ha le potenzialità per dar vita ad un’arma pericolosa che il Milan potrebbe sfruttare a proprio vantaggio sia a livello di fase di rifinitura che di finalizzazione.

Alla fine comunque, la prima questione da risolvere sarà relativa alla condizione fisica dell’americano. Anche questo servirà per dare continuità ad un giocatore che, a causa di infortuni o di scelte tecniche, ha giocato da titolare soltanto 58 partite di Premier League sulle 152 Premier League disputate dal Chelsea nelle quattro stagioni trascorse da Pulisic a Londra.

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