Come potrebbe essere il Napoli di Rudi Garcia

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Dell’arrivo di Rudi Garcia al Napoli abbiamo già parlato su Il palo di Rensenbrink, la newsletter della Gabbia. In questa sede completiamo quanto scritto andando a rispondere alla domanda relativa a come potrebbe cambiare la formazione partenopea sotto la guida dell’ex allenatore della Roma.

Frédéric Bompard, ex storico vice di Garcia a Roma (e non solo) ci aveva detto che il nuovo allenatore probabilmente darà ‹‹continuità tatticamente, sapendo che si potrà giocare con un giocatore davanti la difesa o con un giocatore dietro l’attaccante centrale (4-2-3-1)››.

Questo significa che il nuovo Napoli ripercorrerà verosimilmente le linee tattiche visto con Garcia a Lilla e a Roma o a Marsiglia. A Lione invece il nuovo allenatore del Napoli è stato più incline ad utilizzare la difesa a tre. L’elemento comunque fra le esperienze con LOSC e con i giallorossi era dato dalla presenza di Gervinho.

Una disposizione 4-3-3 della Roma di Garcia.

Il calciatore ivoriano agiva come esterno offensivo sia nella vittoriosa campagna che nel 2010-11 portò il Lilla a conquistare la Ligue 1 sia durante l’esperienza romana. Nel nord della Francia Gervinho andava a completare un tridente d’attacco formato anche da Eden Hazard (a sinistra) e Moussa Sow (centravanti).

La chiave tattica di quella compagine non fu però solo il trio d’attacco ma anche quello di centrocampo. Rio Mavuba, Florent Balmont e Yohan Cabaye erano infatti validi supporti sia in fase di recupero palla che nello spingersi in avanti.

La manovra offensiva era poi appoggiata dai terzini, particolarmente da Mathieu Debuchy sulla destra, con Mavuba che aveva il compito di restare dietro a garantire copertura davanti alla difesa per dare equilibrio alla squadra. Era, quella dei Dogues, una compagine fortemente verticale, che cercava di andare in profondità il prima possibile.

A Marsiglia poi Garcia ha rovesciato il triangolo di centrocampo per trovare spazio a Dimitri Payet. A proteggere le spalle al talentuoso Payet c’era anche quello André Zambo Anguissa che Garcia ritroverà a Napoli. Il centrocampista camerunense è molto cresciuto sotto la guida di Luciano Spalletti, essendo diventato a Napoli un giocatore in grado anche di invadere la metà campo rivale, non limitato dunque a compiti di solo contenimento, come invece faceva Provenza.

Così come a Lilla, anche a Marsiglia con Garcia non si è visto un calcio posizionale. La ricerca della verticalità risultava ancora la linea guida principale nella fase offensiva dell’OM. Le fasi di possesso prolungato nella metà campo avversaria erano quindi limitate allo stretto indispensabile.

In questo caso però c’erano interscambi e legami associativi costruiti fra i giocatori più tecnici (oltre a Payet c’era anche Florian Thauvin) che potrebbero essere riproposte a Napoli. 

Probabile quindi che, almeno in partenza e in caso di risultati positivi, si veda anche a Napoli qualcosa di simile a quanto visto nelle precedenti esperienze francesi. D’altra parte lo stesso neo tecnico partenopeo, in sede di presentazione, ha dichiarato: ‹‹non arrivo qui per rivoluzionare tutto…aggiungerò il mio tocco…il 4-3-3 sembra perfetto per questa squadra››.

Qualora non venisse ceduto in estate (come invece potrebbe accadere), Rudi Garcia troverebbe a Napoli Victor Osimhen. L’attaccante nigeriano sembra ideale per il sistema del francese, proprio grazie alle sue doti nell’attaccare la profondità.

Il centravanti è sempre stato importante nelle squadre di Garcia: da Edin Džeko a Valère Germain. Vero è che a Roma il tecnico francese ripropose anche la soluzione con Francesco Totti falso nueve introdotta da Spalletti durante il suo primo periodo come allenatore dei giallorossi.

Altra cosa dalla quale Garcia potrebbe ripartire a Napoli sono le rotazioni della mediana. Elementi come Piotr Zieliński, Stanislav Lobotka, Tanguy Ndombele e il già citato Anguissa sono funzionali a questo tipo di approccio, così come lo sarebbe un Eljif Elmas impiegato da mezzala.

Anche a Roma, con Miralem Pjanić, Radja Nainggolan, Kevin Strootman, si vedevano spesso dei cambi di posizione fra i tre interni di metà campo.

Una situazione costruttiva della Roma di Rudi Garcia. De Rossi, Pjanić e Keita formano il triangolo di centrocampo che aiuta il giro palla dei centrali, con i terzini in avanzamento.

In generale, in queste situazioni, Garcia chiedeva ad uno dei mediani di coprire i centrali di difesa (come appunto accadeva con Mavuba col Lilla) mentre gli altri sono liberi di invadere la zona di rifinitura e creare una fase offensiva con diversi giocatori sopra palla.

Dal punto di vista tattico quindi non torna in Italia un innovatore o un tecnico che ha radicalmente cambiato i suoi concetti nei sètte anni di assenza dalla Serie A. Quello che ritroviamo è invece un allenatore pratico, attendo a sfruttare le qualità dei suoi giocatori.

È plausibile comunque ritenere che il Napoli, anche in virtù del mercato, possa perdere alcuni dei tratti di gioco funzionale evidenziati sotto la precedente gestione tecnica, in favore di un approccio più diretto e verticale.

In questo caso si dovrà vedere quanto questo modello risulterà efficace quando sarà chiamato a confrontarsi con squadre che andranno a difendere con blocchi bassi.

Dal punto di vista difensivo è invece pensabile che non ci saranno grandi differenze fra il Napoli di Spalletti e quello di Garcia. Resta da vedere a che altezza il francese deciderà di portare la prima pressione.

Alla fine, Garcia non era la prima scelta di De Laurentiis, ma resta comunque il quarto tecnico nella storia della Serie A per media punti (1.99). Davanti a lui solo Antonio Conte (2.26), Leonardo (2.02) e Massimiliano Allegri (2.01).

Se queste premesse basteranno a raccogliere positivamente una eredità difficile come quella di Spalletti, solo il campo ce potrà dire.

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