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Giocatori iconici per squadre iconiche: l’Anderlecht di Luc Nilis e Marc Degryse

Sabato 9 maggio 2020 è stata la ricorrenza dei trent’anni dalla vittoria della Sampdoria in coppa delle Coppe. La stessa data ricorda il tempo trascorso dall’ultima finale europea dell’Anderlecht, club due volte vincitore del medesimo trofeo (1975-76 e 1977-78), di due Supercoppe europee (1976 e 1978) e di una coppa Uefa (1982-83) e quindi considerato all’epoca, a giusta ragione, una grande del vecchio continente.

I biancomalva, allenati dal tecnico olandese Aad de Mos (ex allenatore dell’Ajax e del miracolo Malines), avevano attraversato quella stagione in Europa sciorinando un calcio qualitativo e offensivo legato ad un’ottima strutturazione tattica, volta a favorire gli elementi di maggior talento della squadra, a partire dai due talentuosi attaccanti belgi Marc Degryse e Luc Nilis.

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L’Anderlecht sceso in campo nella finale con la Samp. 

I due erano compatibili e anche intercambiabili, potendo giocare dentro come fuori dell’area di rigore. E infatti, non a caso, si muovevano molto sul fronte offensivo, cambiando spesso posizione e rappresentando una costante minaccia per gli avversari con la loro tecnica e rapidità.

Vittima di quell’Anderlecht fu anche il Barça di Cruyff, eliminato al secondo turno dopo una sconfitta (2-0) subita al Constant Vanden Stock e grazie ad una rete realizzata da Marc van der Linden al ritorno (2-1 per i blaugrana) durante i supplementari.

Era, quello, il Barcellona campione in carica della competizione avendo sconfitto la stagione precedente a Berna proprio la Sampdoria, squadra che affronterà nuovamente due anni dopo nella vittoriosa finale di coppa dei Campioni del 1992.

Un Barcellona che poteva schierare Ronald Koeman, Michael Laudrup e Hristo Stoichkov, insieme nazionali spagnoli quali Zubizaretta, Salinas, Begiristain e Bakero.

Tuttavia, a Göteborg (sede della finalissima con la Samp) De Mos decise di giocarsela diversamente. Per affrontare i blucerchiati di Vujadin Boskov e, soprattutto, per contenere la coppia d’attacco composta da Vialli e Mancini, l’allenatore olandese (viste le contemporanee assenze dei difensori Andersen et Van Tiggelen) varò uno schieramento con tre centrali, con Guy Marchoul a fingere da libero staccato dietro i due marcatori Koiiman e Keshi, che avevano il compito di curare a uomo nella zona i gemelli del gol sampdoriani.

Sulle corsie esterne gravitavano i nazionali belgi Grün (che poi approdò in Italia al Parma) e Vervoort (passato da Ascoli). In mezzo al campo i due interni erano Musonda e Jankovic mentre in attacco il tridente era formato da Degryse, Gudjohnsen e van der Linden. Sulla carta un 3-4-3 ma, nella realtà dei fatti, uno schieramento difensivo più orientato ad essere un 5-4-1.

Soprattutto, nonostante la pretattica della vigilia, de Mos decise di fare a meno di uno dei suoi talenti offensivi, vale a dire proprio Nilis, fatto entrare tardivamente a partita in corsa insieme a Luis Oliveira. Proprio quella clamorosa esclusione contribuì alla scelta del selezionatore belga Guy Thys di escludere Nilis dalla lista dei giocatori che avrebbero partecipato ai mondiali italiani di quella estate, lista nella quale vennero invece inclusi sei biancomalva (oltre a Degryse fecero parte della spedizione anche Grün, Vervoort, van der Linden, il centrocampista de Sart ed il portiere de Wilde).

Proprio de Wilde fu il protagonista della finale da parte belga, prima in positivo e poi in negativo. Infatti, furono molte delle sue parate che permisero alla squadra di de Mos di prolungare la partita oltre i tempi regolamentari. Al tempo stesso, fu però un suo errore a determinare il primo gol di Vialli nei supplementari.

In fase offensiva l’Anderlecht produce poco. L’idea è quella di servire velocemente i tre riferimenti offensivi, con Gudjohnsen che, partendo da destra, tagliava spesso centralmente, tallonato da Carboni, terzino sinistro della squadra di Boskov.

Erano poi importanti i due interni Musonda e Jankovic, che si occupavano di aiutare la fase di costruzione (il primo) e di secondo possesso nell’altra metà campo (il secondo). Una costruzione bassa comunque semplice, volta alla conquista di campo in avanti o direttamente sulle punte (come detto) o cercando l’ampiezza per poi mettere palla in mezzo.

All’epoca giocare con una linea a cinque non era stato ancora sdoganato ad alto livello, nonostante con questo accorgimento tattico Argentina e Germania Ovest fossero arrivate all’atto conclusivo del mondiale messicano di quattro anni prima. Bisognerà però attendere il mondiale italiano (e la rivincita dei tedeschi) per assistere all’esplosione della difesa a cinque, diffusa poi in Italia dal Parma di Nevio Scala.

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La difesa a cinque dell’Anderlecht di Aad de Mos in non possesso.

Per questo de Mos venne accusato di difensivismo e di aver snaturato il gioco d’attacco della squadra col risultato poi di soccombere davanti ad una Samp superiore tecnicamente nei singoli e anche in grado di dettare il contesto tattico della partita, sia in possesso (creando molto) che in fase difensiva, con Carboni, Mannini e Vierchowod che riuscirono ad annullare i tre Gudjohnsen, Degryse e van der Linden.

Quando poi Boskov inserì Lombardo (dopo un’ora di partita), l’esterno doriano impose la sua velocità sulla fascia destra offensiva, mettendo in difficoltà la fase difensiva belga.

parte4-1  Il Guerin Sportivo che riporta la cronaca del successo sampdoriano.

Lo stesso Anderlecht verrà poi eliminato la stagione seguente in coppa Uefa dalla Roma.

La coppia Degryse – Nilis resterà insieme fino alla stagione 1993-94, al termine della quale Nilis partirà alla volta dell’Olanda per giocare col Psv. Degryse invece andrà via l’anno dopo, destinazione Inghilterra, per poi riunirsi al gemello con la squadra della Phillips. De Mos invece lasciò Bruxelles nel 1992, non prima di essersi preso una parziale rivincita sulla Samp nel girone eliminatorio della coppa dei Campioni.

‹‹Ho incontrato spesso Johan Cruyff in seguito››, ha ricordato recentemente Degryse,  ‹‹in particolare durante una Supercoppa d’Olanda fra Ajax et le PSV…mi chiese cosa era andato a fare un giocatore come me allo Sheffield Wednesday ! ››.

Ma quella di Nilis e Degryse al Psv è un’altra storia…

1 comment

  1. Molto ben documentato. Credo che Henrik Andersen a sinistra avrebbe sofferto meno la velocità di Lombardo (il cui ingresso effettivamente cambiò la partita). Molto interessante sarebbe discutere della difesa a cinque: vero, la moda esplose con il mondiale del 90 ma molte squadre giocavano già con una difesa a 5 più o meno mascherata. Esempio più classico, l’Italia di Bearzot contro il Brasile nell’82: Scirea libero, Gentile e Collovati a uomo, Cabrini quinto a sinistra e Oriali quinto a destra su Eder tutta la partita. Mi viene in mente anche un Milan-Sampdoria, spareggio UEFA 1987: avendo di fronte Vialli e Mancini, Capello si inventò la difesa a 5 proprio come De Mos. Baresi libero, Tassotti e Bonetti esterni, Maldini e Galli a uomo sui gemelli. La Germania dell’82 spesso giocava a 5 (Stielike libero, i due Foerster a uomo, Kaltz e Briegel esterni). Ma gli esempi sono tantissimi ripeto, sarebbe una lunga ed interessante discussione.

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