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Adiós Julen…

La notizia che sconquassa il ritiro delle Furie Rosse come un fulmine a ciel sereno è clamorosa: Julen Lopetegui non è più l’allenatore della Spagna. Due giorni prima del debutto mondiale contro Portogallo a Sochi, il presidente della Federcalcio spagnola Rubiales convoca una conferenza stampa nella quale annuncia il licenziamento del commissario tecnico. Il motivo è legato all’annuncio del giorno prima da parte del Real Madrid dell’accordo che legherà il tecnico basco ai Blancos a partire dalla fine del torneo iridato.

‹‹La Federazione non può venire a sapere che Lopetegui è il nuovo allenatore del Real Madrid cinque minuti prima del comunicato ufficiale. Ci sono dei valori interni che vanno rispettati››, dichiara Rubiales in conferenza stampa.

Nonostante il tentativo della squadra, il capitano Sergio Ramos in primis, Rubiales non cambia idea e conferma l’esonero di Lopetegui. Poche ore dopo si conosce il nome del sostituto: si tratta dell’ex capitano del Real Madrid, Fernando Hierro, che dovrà guidare la Spagna ai mondiali.

Per Hierro, 89 presenze in nazionale, si prospetta un compito non facile. Con Germania, Brasile e Francia, le Furie Rosse sono annoverate fra le più accreditate pretendenti al titolo. Il lavoro fatto da Lopetegui era stato notevole. Presa in mano la squadra, il 51allenatore aveva modificato l’approccio ereditato dalle precedenti gestioni, installando un calcio più fluido ma sempre posizionale.

Con Hierro, dato anche il poco tempo a disposizione, le cose non dovrebbero cambiare. E lo stesso ex allenatore dell’Oviedo lo ha confermato nella conferenza stampa di presentazione.

‹‹Cambi? Nessuno, perché non c’è tempo e soprattutto perché in questi due anni si è lavorato molto bene. Non c’è nulla da ritoccare››.

È quindi probabile che la Spagna del nuovo allenatore ricalchi quella di Lopetegui, vale a dire una compagine che cerca di occupare mezzispazi e centro del campo prendendo poi ampiezza con gli esterni bassi, sfruttando il cambio di gioco sul lato debole e il movimento costante dei riferimenti offensivi o con l’utilizzo di un falso nueve (Isco o Asensio) oppure con due o tre trequartisti a supporto di un centravanti (Diego Costa o Rodrigo), aggredendo immediatamente gli avversari dopo la perdita del pallone.

La mancanza di un vero finisher è il problema maggiore che Hierro dovrà cercare di risolvere. Per questo motivo Lopetegui si era affidato ancora a Diego Costa e aveva convocato Rodrigo. Hierro avrà bisogno che i vari David Silva, Isco, Asensio e Iago Aspas siano in grado di produrre quei gol che potrebbero mancare.

Senza snaturare il gioco della nazionale, Hierro dovrà comunque trovare il modo di aiutare la coppia di centrali formata da Ramos e Gerard Piqué, soprattutto in transizione negativa, magari mantenendo Carvajal più bloccato a destra.

Per capire meglio la situazione nella quale si trova la Spagna, abbiamo fatto tre domande a @filippomricci della @Gazzetta_it.

La Spagna è sempre tra le favorite, anche senza Lopetegui?

Bisognerà vedere la ripercussione psicologica del cambio. Sulla carta resta tra le favorite, i giocatori sono esperti e possono maneggiare la situazione. Addirittura si può pensare a un aspetto motivazionale, tutti uniti contro la tempesta. La risposta arriva presto, domani a Sochi contro il Portogallo. 

Hierro è la scelta giusta? Si parlava di Celades o addirittura di Zidane…

La scelta più ovvia. Zidane era uno scherzo, mai considerato. Da subito si è pensato a una scelta interna e i nomi erano tre: Hierro, Celades e Pablo Sanz, secondo di Lopetegui. Quest’ultimo è ripartito per Madrid con Lopetegui, Celades è considerato troppo giovane, Hierro ha dalla sua esperienza internazionale e carisma. Certo che come allenatore non ha un gran curriculum, ma si tratta di 7 partite e di gestire una squadra che può camminare sola.

Come cambierà tatticamente e negli uomini la Spagna con Hierro?

Non prevedo alcun cambio, né tattico né di uomini. C’erano dei dubbi, Koke o Thiago, Diego Costa o Iago Aspas o Rodrigo e passano da un ct all’altro. La sostanza però è la stessa, come l’essenza del gioco e della visione della competizione.

 

 

 

 

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