Al di là della partita Analisi tattica La mossa tattica

A game of two halves

Nonostante i dati favorevoli in termini di possesso palla (61% contro 39%), angoli a favore (9 a 5) ed expected goals (1.75 xG contro 1.04 xG), la Danimarca non è riuscita ad avere la meglio sulla Slovenia al termine di un confronto comunque equilibrato, nel quale i balcanici hanno dimostrato di meritare il pareggio.

La sfida della Stuttgart Arena è andata al di là dell’incredibile storia di Christian Eriksen, andato a segno 1100 giorni dopo l’arresto cardiaco sofferto al Parken Stadium di Copenhagen durante Euro 2021.

La rete realizzata dall’ex interista è stato frutto di una interessante giocata su palla inattiva: un fallo laterale dopo sedici minuti di gioco battuto velocemente verso l’attaccante Jonas Wind il quale, di tacco, serviva l’accorrente Eriksen, che prima controllava la sfera e poi batteva agevolmente Jan Oblak.

Operando alle spalle di Wind e Rasmus Højlund, Eriksen trasformava il 5-3-2 di non possesso della squadra di Kaspar Hjulmand in un 3-4-1-2 in fase di sviluppo. Alle spalle del suo No.10 il commissario tecnico danese aveva posizionato un quartetto formato dai due laterali Alexander Bah (a destra) e Victor Kristiansen (sinistra) e dai due mediani Morten Hjulmand e Pierre-Emile Højbjerg.

Proprio l’ex leccese e il centrocampista del Tottenham, oltre a proteggere Eriksen fungevano anche da elementi chiave nella gestione del contropiede sloveno.

All’interno di un contesto così organizzato, con strutture comunque poco fluide (se si eccettua appunto il movimento ad alzarsi in zona di rifinitura di Eriksen) il 4-2-2 sloveno finiva per pagare scotto davanti alla superiorità numerica manifestata dai danesi in mezzo al campo.

Questo anche grazie alla pressoché totale assenza di pressing da parte dell’undici mandato in campo da Matjaž Kek. Non a caso a fine gara sono state soltanto 10 le palle recuperate dalla nazionale slovena nella metà campo avversaria.

Kek ha dunque privilegiato il controllo degli spazi all’aggressività, ma questo atteggiamento non ha impedito alla Danimarca di settare il proprio possesso nella metà campo rivale e di spedire diversi palloni dalle parti di Oblak.

Nella ripresa però cambiava il copione della gara. Stavolta erano gli sloveni a controllare il gioco, davanti ad una Danimarca che diventava via via troppo passiva. A incidere sull’andamento della partita non era soltanto il mutato atteggiamento da parte slovena ma anche i cambi effettuati da Kek che, dopo un’ora di gioco, mandava in campo Benjamin Verbič riposizionando momentaneamente Jan Mlakar davanti, prima di sostituire il giocatore del Pisa con Žan Celar.

Con la punta del Lugano a far coppia in attacco con Benjamin Šeško, la Slovenia si trovava ora ad avere sul terreno di gioco una sorta di 4-2-4 con due attaccanti centrali, con un ulteriore incremento in termini di stazza fisica.

Proprio Šeško, a seguito di una giocata degna del Bari di Antonio Conte (o di Gian Piero Ventura se si preferisce), riusciva con un tiro da fuori a colpire il palo alla sinistra di Kasper Schmeichel. Dalla carambola seguente scaturiva il calcio d’angolo che portava al gol del pareggio dei Dragoni sloveni, realizzato da Erik Janža su tiro deviato da Hjulmand.

Nell’immagine realizzata con  VideoMatch Presenter di Sics osserviamo la palla lunga che dal terzino sinistro sloveno (Janža) arriva diretta sugli attaccanti, con Šeško che si avventua sul rimbalzo per andare poi a colpire il palo con una gran botta da fuori. Da qui avrà origine l’angol che poterà la Slovenia al pareggio. Non vi ricorda una tipica azione da 4-2-4?

Alla fine quindi, come detto in apertura, il pareggio è stato giusto. La Danimarca può recriminare perché ha prodotto di più ma la Slovenia ha avuto il merito di non crollare dopo essere passata in svantaggio e di girare a proprio favore l’inerzia dell’incontro dopo un’ora di partita in cui non aveva prodotto praticamente nulla.

In un torneo che, fin qui (ma siamo appena agli inizi), è stato l’elogio del 3-2-5 posizionale, Danesi e Sloveni si sono affrontati proponendo un’alternativa tattica a quanto visto in questa prima parte di Europeo. Anche se le due proposte osservate a Stoccarda sono figlie comunque di un calcio dal sapore di qualche anno fa e non di una avanguardia.

pascal-meier-Eo4TLdqXZkY-unsplash

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