Analisi tattica

La Lazio che verrà

Flessibilità tattica, buoni rapporto con i giocatori che allena, adesione alle politiche societarie in sede di campagna acquisti. Queste le caratteristiche di Marco Baroni. Caratteristiche che lo hanno resto il candidato ideale per Claudio Lotito nel momento in cui, dopo le dimissioni di Igor Tudor, si è aperta la questione relativa alla scelta del tecnico cui affidare la conduzione tecnica della Lazio nel prossimo campionato.

Al netto delle opinioni di parte della piazza biancoceleste, Baroni è un allenatore che, nelle ultime tre stagioni, ha dimostrato di poter meritare un’occasione del genere. Stiamo infatti parlando di un tecnico che ha prima riportato il Lecce in Serie A e, successivamente, lo ha salvato pur avendo a disposizione il budget più basso dell’intera massima serie.

Una salvezza alla quale si è poi aggiunta quella raggiunta quest’anno con un Verona stravolto a gennaio a causa delle necessità economiche del club scaligero.

Una volta stabilito Baroni come nuovo allenatore, da più parti sono stati prodotti articoli che provano a prevedere come sarà la Lazio 2024-25. È chiaro che molto dipenderà dalla rosa con la quale l’ex difensore del Napoli campione d’Italia nel 1990 potrà lavorare.

Tuttavia, viste appunto le ultime tre annate trascorse fra Salento e Veneto, è possibile provare a tratteggiare un’ipotesi di Lazio sulla base dei principi di gioco che Baroni ha cercato di implementare nelle esperienze avute con giallorossi e gialloblù.

La base dovrebbe essere costituita dalla difesa a quattro. A Verona, inizialmente, Baroni era partito con una linea a tre, ereditata dalla precedente gestione, per poi passare ad una disposizione che sente più sua.

Come fatto anche con Tudor (e diversamente da come era ordinato loro di agire sotto la guida di Maurizio Sarri) ai due centrali Alessio Romagnoli e Nicolò Casale verrà chiesto di andare forte sull’uomo, senza paura di spezzare in avanti la linea.

Desta curiosità la scelta che Baroni farà in mediana. Le ipotesi sul tavolo sono quelle di una linea a tre con un play e due mezzali e quella che prevederebbe un triangolo rovesciato, con una coppia di mediani dietro un trequartista.

Se non dovesse essere ceduto, un posto nell’undici ideale spetterà a Mattéo Guendouzi. Nonostante gli screzi avuti con Tudor (un deja vu dopo le scintille viste fra i due a Marsiglia) il francese è stato uno dei migliori con il tecnico croato in panchina.

In una mediana col doppio pivot l’ex OM ricoprirebbe la posizione di interno, libero di sganciarsi in avanti. Con una conformazione a tre invece Guendouzi agirebbe da mezzala. Resta da capire a chi andrebbero le altre due maglie del centrocampo titolare. Le partenze di Luis Alberto e Daichi Kamada aprono un vuoto tecnico che andrà in qualche modo colato tramite il mercato.

Fra i giocatori attualmente in rosa, Danilo Cataldi e Nicolò Rovella rappresentano due opzioni interessanti per la posizione davanti alla difesa. Più avanti un ruolo centrale dovrebbe continuare ad averlo Mattia Zaccagni, mentre bisognerà vedere cosa la società farà con Gustav Isaksen e Ciro Immobile.

Detto questo, sarà interessante vedere soprattutto la proposta di gioco del nuovo allenatore. A Lecce e col Verona Baroni ha fatto la sua fortuna praticando un gioco estremamente verticale. Non a caso entrambe le squadre, sotto la gestione del toscano, non vantavano un grande dato in termini di possesso (40.8% il Lecce, 44.2% il Verona) ed erano agli ultimi posti della graduatoria per tempo di durata dell’azione offensiva e numero di passaggi per sequenza d’attacco (in questo senso i gialloblù quest’anno hanno registrato 7.28sec. e 2.66 passaggi di media in base ai dati Opta).

Il grafico Soccerment mette a confronto il Verona di Baroni col resto della Serie A. I gialloblù hanno prodotto in media più palle lunghe e più cross, avendo un tempo di possesso nettamente inferiore.

Il Lecce di Baroni attaccava difendendosi. La compagine salentina era particolarmente aggressiva senza palla, andando spesso a pressare alto uomo su uomo e creava occasioni da gol soprattutto attraverso le ripartenze brevi che venivano a crearsi una volta che la palla veniva riconquistata. Quando invece si trattava di fare la partita i salentini incontravano maggiori difficoltà.

Il copione si è in qualche modo ripetuto anche con l’Hellas dove, nella prima parte di stagione, Baroni ha avuto la possibilità di sfruttare l’abilità nel gioco aereo di Milan Đurić. Il Verona infatti giocava sovente la palla lunga per il bosniaco, per andare poi a prendere la seconda palla.

Nello screenshot realizzato con  VideoMatch Presenter di Sics. vediamo la pressione offensiva esercitata dal Verona di Baroni in occasione della seconda rete realizzata contro l’Inter.

Partito Đurić alla volta di Monza, Baroni ha dovuto reinventarsi una manovra offensiva e lo ha fatto sempre nel quadro di u calcio verticale, appoggiandosi sul solito Darko Lazović, su Tomáš Suslov, su Tijjani Noslin e su Michael Folorunsho (esploso fino a conquistarsi un posto in nazionale per gli Europei).

Inserimento offensivo di Folorunsho nell’immagine prodotta sempre con  VideoMatch Presenter di Sics.

Un calcio dinamico e aggressivo, che Baroni cercherà di riproporre anche a Roma. Resta da considerare un altro aspetto dell’avventura di Baroni a Roma, vale a dire quello dei rapporti con l’ambiente. Come accennato in apertura infatti il suo ingaggio da parte della Lazio è stato interpretato dalla tifoseria biancoceleste come una sorta di downgrade, di abbassamento delle ambizioni societarie.

Certamente, l’ingaggio di Baroni comporta dei rischi che vanno al di là di quelli ovvi che seguono l’inizio di un nuovo progetto tecnico.  L’ex Verona non ha mai lavorato in un conteso come quello laziale, ambizioso e con tanta pressione da parte dei tifosi e del nutrito gruppo di media che, quotidianamente, seguono le vicende dei biancocelesti. Bisognerà quindi vedere come il nuovo allenatore della Lazio reagirà alle prime intemperie derivanti da eventuali risultati negativi. In questo caso Lotito, che lo ha scelto, dovrà essere pronto a difenderlo.

Alla fine dunque la Lazio si assicura un tecnico in linea con i desideri di una società che dalla propria guida tecnica vuole soprattutto piena condivisione di intenti e capacità di lavorare con il materiale umano che il club mette a disposizione.

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